SLA, il riutilizzo di farmaci incentiva l’avvio di nuove strategie terapeutiche

SLA, il riutilizzo di farmaci incentiva l’avvio di nuove strategie terapeutiche

Milano, 20 giugno 2024 – ll riutilizzo di farmaci per indicazioni d’uso o per malattie diverse può generare innovazione e accelerare l’individuazione di soluzioni terapeutiche innovative anche per malattie rare come la Sclerosi Laterale Amiotrofica. Questo è il messaggio di un articolo pubblicato sulla rivista scientifica ‘Frontiers in Medicine’  da AriSLA – Fondazione italiana di ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica e Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta.

Nell’articolo è stato messo in evidenza il caso dello studio clinico multicentrico ‘PROMISE’ con il farmaco Guanabenz, un farmaco in passato approvato come antiipertensivo, i cui risultati incoraggianti in ambito SLA, anche se non direttamente applicabili come terapia per i pazienti, hanno portato allo sviluppo di una nuova sperimentazione, al momento in corso, con un derivato dello stesso farmaco e dato impulso a nuove ricerche di laboratorio.

Il trial “PROMISE” di Fase II, coordinato dal professor Giuseppe Lauria Pinter, direttore del Dipartimento di Neuroscienze Cliniche della Fondazione IRCSS Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano e finanziato da Fondazione AriSLA, partiva dai dati raccolti da studi preclinici che avevano osservato una azione di diminuzione dello stress cellulare causato dall’accumulo di proteine formate erroneamente, condizione che si verifica nella SLA.

I risultati del trial, che erano stati pubblicati sulla rivista scientifica Brain, hanno indicato che i pazienti che hanno assunto il farmaco alle dosi più alte insieme al Riluzolo hanno avuto una progressione della malattia significativamente più lenta. In particolare, l’efficacia è stata dimostrata nei pazienti con la forma “bulbare” della malattia, ovvero quella in cui la degenerazione coinvolge primariamente i motoneuroni responsabili della contrazione dei muscoli utilizzati per la deglutizione e il linguaggio. Diverse criticità non hanno consentito di proseguire lo studio con questo farmaco. Tuttavia, i risultati incoraggianti riscontrati nei pazienti con forma di SLA bulbare hanno attratto l’interesse di una azienda farmaceutica che sta ora conducendo una nuova sperimentazione con un derivato del Guanabenz, la molecola ‘Icerguastat’, che agisce sulla stessa via molecolare, senza avere però un effetto ipertensivo. 

Questo nuovo studio multinazionale coinvolge 16 centri (sei italiani e dieci francesi) e ha l’obiettivo di confermare se questo farmaco (in sigla Ifb-088), assunto sempre insieme al Riluzolo, sia in grado di rallentare il decorso della SLA nei pazienti con esordio bulbare. La partecipazione dei centri italiani è coordinata dalla Fondazione IRCSS Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano. Lo studio sta beneficiando anche di un finanziamento di 943mila dollari dalla Associazione SLA statunitense per ulteriori approfondimenti molecolari, a dimostrazione della sinergia che si può creare tra i vari stakeholder che si occupano di ricerca sula SLA a livello internazionale.

Anche Fondazione AriSLA ha recentemente selezionato un progetto di ricerca derivato dai risultati generati dallo studio ‘Promise’, si tratta dello studio ‘BULB – OMIC’, coordinato da Eleonora Dalla Bella della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, che cercherà di identificare profili molecolari definiti per verificare se la SLA bulbare possa rappresentare un sottotipo biologicamente definito di SLA.

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