Pubblicati i risultati del trial clinico ‘RAP-ALS’ con il farmaco Rapamicina, testato per la prima volta sui pazienti

Pubblicati i risultati del trial clinico ‘RAP-ALS’ con il farmaco Rapamicina, testato per la prima volta sui pazienti

Pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Communications i risultati dello studio clinico multicentrico ‘RAP-ALS’, che ha testato il farmaco Rapamicina come nuovo trattamento per contrastare la Sclerosi Laterale Amiotrofica, malattia neurodegenerativa gravissima che oggi in Italia coinvolge circa 6000 persone.

Il trial di fase II è stato coordinato dalla Prof.ssa Jessica Mandrioli dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (Modena) e Azienda-Ospedaliero-Universitaria di Modena, con il coinvolgimento di altri 6 centri clinici italiani, e finanziato da AriSLA, Fondazione Italiana di ricerca per la SLA ETS. Lo studio ha valutato la sicurezza e gli effetti della Rapamicina sulla modulazione del sistema immunitario e sui processi infiammatori, in seguito a somministrazione per 18 settimane. Al trial hanno partecipato 63 pazienti con SLA, suddivisi in tre gruppi da 21, due dei quali trattati con due diverse dosi della Rapamicina (1 mg/m2/giorno e 2 mg/m2/giorno), mentre il terzo gruppo con placebo. Il trattamento con Rapamicina si è dimostrato molto sicuro, in particolare al dosaggio inferiore, e in grado di avere effetti positivi su alcuni dei parametri valutati.

Prof.ssa Jessica Mandrioli

La coordinatrice del progetto spiega perché è stata scelta la Rapamicina e quali sono stati gli effetti registrati: “Prima del nostro studio, questo farmaco non era mai stato testato in pazienti SLA, ma solo in modelli cellulari e animali della malattia dove si era rivelato capace di promuovere la rimozione delle proteine alterate e di agire sopprimendo la risposta infiammatoria neurotossica. Questo trial ci ha permesso di valutare la sicurezza e la tollerabilità del farmaco da parte dei pazienti, per i quali il dosaggio da utilizzare non era noto. Gli effetti collaterali verificatisi con maggiore frequenza nel gruppo trattato con Rapamicina – sottolinea la Prof.ssa Mandrioli – sono stati principalmente disturbi della pelle e dei tessuti sottocutanei (eritema, prurito, rash, congiuntivite, dermatite, eczema), seguiti da disturbi gastrointestinali: indicazioni particolarmente importanti date le preoccupazioni sulla sicurezza legate all’uso del farmaco in una popolazione così fragile come i pazienti con SLA”.

Per quanto riguarda gli effetti della Rapamicina, la ricercatrice afferma che lo studio ha dimostrato l’aumento, sebbene non in modo significativo, del numero di cellule T regolatorie (T-reg), cellule del sistema immunitario che svolgono un ruolo fondamentale nel regolare l’attività delle altre cellule del sistema immunitario e nella SLA nel controllare la neuroinfiammazione. Anche altre sottopopolazioni cellulari e proteine coinvolte nell’infiammazione sono state misurate in vari momenti durante lo studio, rilevando una diminuzione significativa dei monociti intermedi, dei livelli di interleuchina 18 e un significativo aumento dei monociti classici protettivi. Tutti questi effetti sono stati più marcati con la dose più bassa e sono stati persi dopo la sospensione del trattamento”.

Il gruppo di ricerca è pronto a lavorare sugli sviluppi di questo studio esplorativo, per confermare e ampliare le informazioni raccolte. “Grazie a questo trial è stata raccolta una grande quantità di dati immunologici e di biomarcatori che potrebbero essere utili per una migliore comprensione della patogenesi e della progressione della SLA. Inoltre, questi risultati preliminari potrebbero aprire la strada alla ricerca su farmaci derivati dalla Rapamicina di nuova generazione – conclude la Prof.ssa Mandrioli – e poiché l’infiammazione del sistema nervoso e l’autofagia sono i meccanismi sottostanti a una vasta gamma di malattie neurodegenerative e sono entrambi bersaglio della Rapamicina, questo studio potrebbe essere interessante anche per altre condizioni caratterizzate da neurodegenerazione”.

Lo studio ‘RAP-ALS’ è stato sostenuto da AriSLA grazie alle donazioni raccolte con la campagna solidale ‘Ice Bucket Challenge’, le docce fredde diventate virali nell’estate 2014 anche in Italia per supportare la ricerca scientifica sulla SLA: “Ci siamo impegnati perché quella speciale ondata di solidarietà afferma il Presidente di AriSLA, Mario Melazzini si traducesse in qualcosa di concreto. Abbiamo emesso subito dopo un Bando per finanziare ricerca clinica e ‘RAP-ALS’ è stato tra gli studi valutati per la sua qualità e innovatività. I risultati ottenuti confermano l’impegno della comunità scientifica italiana per aggiungere nuovi tasselli al puzzle complesso di questa patologia e trovare soluzioni terapeutiche per contrastare la SLA”.

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