Arianna Manini

Coordinatrice del progetto FLYGEN . Ricercatrice presso l’Istituto Auxologico Italiano di Milano.

Sono nata Milano e ho 31 anni.

Sono diventata ricercatrice perché sono sempre stata affascinata dalla ricerca biomedica.

Inizialmente, durante i primi anni di Università, mi ero orientata sulla ricerca in ambito oncologico. Poi la neurologia mi ha stregata per la sua complessità. Penso che la neurogenetica possa stimolare una persona curiosa più che ogni altra cosa, è come un puzzle senza fine.

Studio la SLA perché una volta conosciuto anche un solo paziente affetto da SLA, è molto difficile smettere di pensare che dobbiamo provare a risolvere almeno una parte di questo puzzle. E’ uno sforzo che, prima di tutto, dobbiamo a loro e alle loro famiglie.

CI RACCONTA IL SUO PERCORSO DI STUDI? 

Ho studiato Medicina e Chirurgia e mi sono successivamente specializzata in Neurologia presso l’Università degli Studi di Milano. Per l’ultimo anno di specializzazione, mi sono trasferita a Londra, dove ho lavorato all’Institute of Neurology in UCL (University College London) come research fellow nel laboratorio di Andrea Cortese. E’ stata un‘esperienza molto importante per me, perché ho avuto modo di lavorare su grosse banche dati di genomica, come Genomics England, e su nuove tecniche di sequenziamento, come long-read sequencing e optical genome mapping. Tutto questo mi ha portata a sviluppare basi solide e competenze in ambito bioinformatico che mi hanno permesso, una volta rientrata in Italia ed iniziato il dottorato in Medicina Traslazionale, di avviare una mia linea di ricerca in ambito di neurogenomica e neurogenetica, che combina tecniche più tradizionali, basate su short-read sequencing, con questi approcci più avanzati.

HA UN MODELLO DI RIFERIMENTO?
Sarò banale, ma il mio modello di vita, soprattutto nel lavoro, sono i miei genitori: due persone che hanno sempre dato il massimo, lavoratori indefessi, e persone brillanti che stimo nel profondo. Mia madre quando ero molto piccola mi disse di cercare di volare in alto, e, nel mio piccolo, ci sto provando con tutte le mie forze.

C’E’ UN INCONTRO CHE LE HA SEGNATO LA VITA?

Sicuramente l‘incontro con il Prof. Nicola Ticozzi, mio mentore, clinico estremamente competente e brillante ricercatore, ma soprattutto persona sempre disponibile, pacata e gentile, che non mi ha mai fatto mancare il suo supporto e ha sempre creduto in me. Altro incontro fondamentale è stato con il Prof. Silani, senza cui la neurologia di Auxologico non sarebbe forse mai nata e, sicuramente, non sarebbe la stessa.

PERCHE’ STUDIA LA SLA?

Perchè, una volta conosciuto anche un solo paziente affetto da SLA, è molto difficile smettere di pensare che dobbiamo provare a risolvere almeno una parte di questo puzzle. E’ uno sforzo che, prima di tutto, dobbiamo a loro e alle loro famiglie.

COSA LA COLPISCE DELLE PERSONE CON SLA?
La Neurologia dell’Istituto Auxologico è un centro clinico di eccellenza per le malattie del motoneurone, per cui ho avuto modo di seguire molti pazienti affetti da SLA, soprattutto nelle prime fasi della malattia, quelle molto delicate in cui ricevono la diagnosi. Mi ha colpito come spesso cambino le prospettive, i rapporti interpersonali, la visione della vita.

Spesso per un medico diventa necessario mantenere un certo distacco emotivo dai pazienti, pur coltivando empatia, per sopravvivere ed essere più utili dal punto di vista professionale. Nel caso dei pazienti SLA questo diventa molto difficile, è una diagnosi che segna anche il medico nel profondo, porta spesso a interrogarsi sulla vita e sul significato della malattia. Dei pazienti mi colpisce sempre la grande dignità con cui affrontano la malattia.

CHE CONTRIBUTO IMMAGINA DARA’ ALLA SUA RICERCA IL GRANT VINTO CON ARISLA?

Spero che il grant vinto con AriSLA possa essere un punto di partenza per la mia ricerca, che intende  utilizzare delle nuove tecniche di analisi genetica per identificare nuove cause genetiche della SLA.. Vorrei riuscire a stare al passo con i grandi gruppi internazionali che stanno lavorando su questo topic: è un ambito nuovo, affascinante, e c’è ancora tantissimo lavoro da fare.

GRAZIE AL FINANZIAMENTO DI ARISLA CREDE CHE IN FUTURO AVRA’ L’OPPORTUNITA’ DI ACCEDERE AD ALTRI FONDI?

Assolutamente, spero di sì. Conto di produrre dei dati preliminari che possano guidarmi nel vincere nuovi fondi per portare avanti questo filone di ricerca, e che mi permettano di lavorare con collaboratori internazionali che stanno già iniziando a produrre dati estremamente interessanti.

C’E’ QUALCOSA CHE LA MOTIVI QUANDO FA IL SUO LAVORO?

La curiosità e l’ostinazione. Ogni volta che uno dei miei script non funziona, diventa un grattacapo a cui non riesco a smettere di pensare. E’ la mia croce. E poi, ovviamente, il pensiero che, un giorno, quello che sto facendo possa magari essere utile a qualcuno.

QUALI SONO LE SUE PASSIONI O GLI HOBBY? INCIDONO IN QUALCHE MODO NEL SUO LAVORO DI RICERCATRICE?

Giocare a calcio e viaggiare oltreoceano. Entrambi sono una valvola di sfogo, attraverso cui staccare un po’ e ricaricare le batterie.

SOGNO NEL CASSETTO?

Visitare tutti i Paesi del mondo. E chissà, magari un giorno, avere il mio Laboratorio di ricerca.

CON IL TUO 5X1000 ALLA RICERCA PUOI AIUTARCI

A COSTRUIRE UN MONDO SENZA SLA 

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