Alice Migazzi

Coordinatrice del progetto SENALS. Ricercatrice presso il Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata (CIBIO), Università degli Studi di Trento.

Sono nata a Trento, ho 30 anni e vivo con il mio compagno Renato. A partire dalla tesi di laurea magistrale ho sempre studiato le malattie neurodegenerative. Mi sono avvicinata al mondo della ricerca sulla SLA negli ultimi due anni, e ringrazio AriSLA per aver creduto in me come giovane ricercatrice ancora nuova nel campo. Trovo che la SLA sia una malattia dalle conseguenze terribili e allo stesso tempo molto complessa ed affascinante dal punto di vista molecolare.

Mi piacerebbe moltissimo poter contribuire a migliorare la qualità della vita dei pazienti SLA e, sognando in grande, a trovare una cura efficace.

Sin dagli ultimi anni del liceo mi sono appassionata alla biologia cellulare e molecolare e questo mi ha spinta ad iscrivermi al corso di laurea in Biotecnologie appena nato a Trento. Durante il tirocinio di tesi magistrale ho realizzato che mi affascina molto capire nel dettaglio come funzionano le cellule del nostro organismo in condizioni fisiologiche e patologiche, e questo mi ha spinta ad iscrivermi ad un corso di dottorato per diventare ricercatrice. Durante il dottorato in Scienze Biomolecolari, ho svolto un periodo di ricerca all’estero al Grenoble Institute of Neuroscience a Grenoble, in Francia.

Il mio modello di riferimento? Sicuramente è la prof.ssa Manuela Basso, mio mentore, la quale svolge il proprio lavoro di ricercatrice con passione e dedizione straordinarie e dalla quale imparo molto ogni giorno.

Un’altra donna che ha segnatamente positivamente la mia vita e il cui ricordo porto sempre nel cuore è la maestra Norma, la mia insegnante di italiano alla scuola elementare, sconfitta da un tumore cerebrale alcuni anni fa. Con lei, dolce e severa al tempo stesso, ho imparato a leggere molto e studiare con curiosità.

L’obiettivo del mio progetto è quello di comprendere meglio il ruolo fondamentale delle cellule gliali nella progressione della malattia ed i meccanismi molecolari che portano ad un possibile invecchiamento precoce della glia nella SLA. Inoltre, si propone di capire come ripristinare una corretta comunicazione tra cellule gliali e neuroni circostanti ed evitare, quindi, la neurodegenerazione. Questo progetto potrebbe portare alla scoperta di una strategia per rallentare o arrestare la degenerazione dei neuroni nei pazienti SLA.

Ogni giorno mi motiva il fatto di sapere che sto contribuendo ad aumentare la conoscenza sulle cause delle malattie neurodegenerative e che ciò potrà in futuro aiutare a salvare la vita di molte persone. Non ho ancora avuto la possibilità di incontrare un paziente SLA, ma spero di poterlo fare presto grazie alla collaborazione con il centro clinico NeMO da poco inaugurato a Trento.

Sono grata a Fondazione AriSLA per l’enorme opportunità che mi è stata data e sono fiduciosa che questo finanziamento mi permetterà di consolidare i risultati ottenuti e raccogliere altri dati preliminari importanti per poter accedere ad altri fondi.

Tra le mie passioni, oltre la ricerca, c’è quella per le montagne del Trentino, dove adoro fare lunghe passeggiate, una passione che mi è stata trasmessa fin da piccola dai miei genitori e che condivido con il mio compagno. Le giornate di sport in montagna durante il weekend mi aiutano a rilassare la mente e a ricaricare le batterie per affrontare una nuova settimana in laboratorio.

 Il mio sogno nel cassetto? Al momento, il mio sogno è quello di trovare un posto di lavoro che mi permetta di fare la ricercatrice in Italia in maniera efficiente ed appagante. (data pubblicazione 16/6/2022)

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