Antonio Musarò

Partner del progetto SYMP – ALS. Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Anatomiche Istologiche Medico Legali e dell’Apparato Locomotore- sezione Istologia ed Embriologia dell’Università di Roma la Sapienza.

Sono nato a Poggiardo, provincia di Lecce, e ho 57 anni, ma a seconda dei casi mi sento di avere età diverse. Sono sposato con Bianca e ho 2 figli, Giulia di 23 e  Alessandro di 21 anni.

Sono diventato ricercatore per il piacere della scoperta. Ho sempre immaginato lo scienziato come l’Ulisse raccontato da Omero, un esploratore della conoscenza che, con il suo approccio determinato e combattivo, instancabilmente cerca nuove strade e sposta in continuazione i traguardi di quel suo inarrestabile e metaforico viaggio verso ciò che è ancora sconosciuto.

Le nostre ricerche hanno cominciato a dare una svolta importante nella comprensione della SLA, la quale possiamo oggi considerare come una malattia multisistemica. È in questa nuova ottica che bisogna cominciare a sviluppare approcci terapeutici combinati, che aggrediscano la malattia da più fronti.

Sono laureato in Scienze Biologiche e ho un dottorato di ricerca in Scienze e tecnologie cellulari, Research fellow in Medicine presso la Harvard University di Boston (USA). Ho avuto una honorary position come Adjunct Associate Professor presso la Edith Cowan University in Australia. Sono stato direttore dell’Istituto interuniversitario di miologia; direttore del Master di II livello in “Stem cells and genome editing”; sono coordinatore del dottorato di ricerca in Morfogenesi e Ingegneria Tissutale e coordinatore della classe accademica Scienze della vita presso la Scuola Superiore di studi Avanzati della Sapienza Università di Roma. Sono coinvolto in diverse iniziative di divulgazione scientifica e sono direttore scientifico della “Festa della Scienza” (Salento).

Ho diversi modelli di riferimento, ma mi hanno sempre affascinato la determinazione, il coraggio e la lucidità di Rita Levi Montalcini.

Studio la SLA perché è una malattia complessa; ci sono ancora tanti lati oscuri della malattia che devono essere svelati. La SLA è stata considerata per molto tempo una malattia dei motoneuroni, ovvero i neuroni che controllano la contrazione volontaria dei muscoli, ma è stato riconosciuto che nella patologia sono coinvolti diversi tipi cellulariCredo che la mia ricerca potrà contribuire ad aumentare la comprensione dei meccanismi alla base della patologia e fare ulteriore chiarezza sui bersagli cellulari coinvolti nella SLA.

Mi è capitato diverse volte di incontrare persone con la SLA. Mi colpisce l’impotenza di non saper o poter dare risposte certe alle loro domande, le quali diventano ancora più imponenti e disarmanti quando sono raccontate dai loro occhi.

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