Carmelo Milioto

Coordinatore del progetto SpiMNALS . Ricercatore presso il Dipartimento Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, Università degli Studi di Milano.

Sono nato ad Agrigento e ho 38 anni.

Fin da piccolo volevo diventare uno scienziato, crescendo la mia passione per il mondo animale è stata sostituita dalla biologia molecolare e dalla curiosità di ricercare come “funzioniamo”. Tra l’unione di queste due passioni sono diventato un ricercatore che sviluppa modelli animali per studiare meccanismi molecolari alla base di numerose malattie neurodegenerative.

Sono sicuro che il finanziamento AriSLA giocherà un ruolo chiave per rispondere a domande su un aspetto critico della patologia, ossia le ragioni alla base della vulnerabilità dei motoneuroni nel midollo spinale. Questi risultati porranno le basi per nuovi progetti.

CI RACCONTA IL SUO PERCORSO DI STUDI? 

Il mio percorso di studi ha toccato diverse realtà italiane prima dell’esperienza lavorativa di 7 anni presso l’University College London (UCL) a Londra nel Regno Unito. In particolare, ho studiato all’Università degli studi di Milano dove ho ottenuto la laurea triennale e magistrale in Biotecnologie. Da Milano mi sono prima trasferito a Genova dove ho iniziato il dottorato in Neuroscienze presso l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), poi a Trento dove ho completato il mio PhD presso l’Università degli Studi di Trento.

HA UN MODELLO DI RIFERIMENTO?

Il mio modello di riferimento non è una persona o un ricercatore in particolare, piuttosto un’attitudine col quale approcciare al lavoro. L’atteggiamento col quale numerosi scienziati che stimo si raffrontano con le domande scientifiche che si pongono e con i problemi che si trovano ad affrontare. L’attitudine di mettere sempre al primo posto la domanda scientifica e l’approccio migliore per giungere ad una risposta.

C’E’ UN INCONTRO CHE LE HA SEGNATO LA VITA?

Anche in questo caso non ho un incontro specifico, piuttosto il percorso che mi ha portato qui. Infatti nella mia carriera ho avuto la fortuna di lavorare in diversi laboratori ed entrare in contatto con numerose realtà, sia italiane da Milano a Trento passando per Genova, che in Inghilterra. Credo che queste numerose realtà sia risultate fondamentali per accrescermi e farmi diventare la persona ed il ricercatore che sono oggi.

PERCHE’ STUDIA LA SLA?

Le malattie neurodegenerative sono profondamente legate all’aspettativa di vita delle persone. Risulta quindi evidente come negli ultimi decenni e nei prossimi l’incidenza di queste malattie sia destinata ad aumentare diventando sempre più parte della vita di tante comunità. Per questo motivo credo sia necessario investigare sulle cause di tali malattie e su come malattie così diverse si stiano rilevando sempre più interconnesse tra loro. In particolar modo trovo stimolante studiare come mutazioni presenti in geni dalla nascita portino all’insorgere di malattie tanto severe, ed in casi come la SLA molto aggressive, a numerosi decenni di distanza. Allo stesso modo ritengo affascinante investigare come queste malattie colpiscano specificamente solo alcune aree del sistema nervoso centrale.

COSA LA COLPISCE DELLE PERSONE CON SLA?

Sia in Inghilterra che in Italia, ho avuto la possibilità di partecipare a diversi incontri e conferenze in cui erano presenti persone che convivono con la SLA e quello che mi ha colpito più di tutto è la loro forza, la determinazione e la consapevolezza con la quale affrontano la malattia.

CHE CONTRIBUTO IMMAGINA DARA’ ALLA SUA RICERCA IL GRANT VINTO CON ARISLA?

Il grant vinto con AriSLA sarà fondamentale per finanziare gli esperimenti proposti nel progetto con l’augurio che forniscano nuove informazioni per aumentare la nostra conoscenza della SLA.

Grazie al finanziamento AriSLA crede che in futuro avrà l’opportunità di accedere ad altri fondi?

Credo che il raggiungimento degli scopi del mio progetto, supportato da AriSLA, giocherà un ruolo chiave per rispondere a domande su un aspetto critico della patologia, ossia le ragioni alla base della vulnerabilità dei motoneuroni nel midollo spinale. Questi risultati porranno le basi per nuovi progetti ed altri finanziamenti atti a sviluppare terapie geniche e farmacologiche mirate.

C’E’ QUALCOSA CHE LA MOTIVI NEL SUO LAVORO?

La voglia di confrontarmi con una domanda scientifica sapendo che durante il processo ne sorgerà un’altra e poi un’altra ancora. Con la certezza che ogni risposta ci porta sempre più vicino alla comprensione dei numerosi aspetti che compongono malattie complesse tra cui la SLA.

QUALI SONO LE SUE PASSIONI O GLI HOBBY? INCIDONO IN QUALCHE MODO NEL SUO LAVORO DI RICERCATRICE?

Sono un appassionato di cinema e amo andare in bicicletta, che però ultimamente uso principalmente per andare a lavoro, e viaggiare. Ripensando alla mia infanzia, sicuramente la mia passione per i film sci-fi ha influito sulla mia scelta di diventare un ricercatore.

SOGNO NEL CASSETTO?

Il mio sogno sarebbe capitalizzare le mie esperienze lavorative tra Italia e Regno Unito e riuscire a diventare capo-laboratorio. Spero un giorno di averne l’opportunità.

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