Fabrizio Chiti

Coordinatore del progetto TDP-43-STRUCT. Ricercatore presso l’Università degli Studi di Firenze.

Sono nato a Firenze, ho 48 anni, sono sposato e ho due figli di 11 e 17 anni. Ho vissuto questo periodo con grande dispiacere per lo stop forzato dell’attività di ricerca di laboratorio in tutto il mondo. Essendo ricercatore universitario, siamo riusciti ancora a scrivere reports, manoscritti, richieste di grants, fare lezioni ed esami a distanza, ma i nuovi esperimenti di laboratorio purtroppo sono rimasti fermi ed ancora adesso procedono a rilento. Se poi penso che tutto il mondo si sia fermato, che la ricerca sulla SLA in questi mesi ha subito un forte rallentamento, mi prende male, perché invece la malattia non si arresta, così come il decorso dei malati già esistenti. Spero che la comunità scientifica italiana si sensibilizzi maggiormente al ruolo della ricerca scientifica, nutra maggior fiducia in noi e nel ruolo che abbiamo nell’economia e nella salute pubblica del paese e del mondo. Ma anche noi scienziati dobbiamo imparare ad avere meno divergenze di vedute ed egoismi, restare più compatti e rigorosi nell’analizzare i dati e nel parlare agli altri.

Perché studio la SLA? Perché tutto il mio lavoro di ricerca si è incentrato negli anni sul folding ed aggregazione proteica. Quando nel 2006 fu pubblicata la proteina responsabile delle inclusioni intracellulari associate alla maggior parte dei casi di SLA (la TDP-43), capii che potevo dare il mio modesto contributo in questo campo, provando a purificare la proteina e a studiarne folding ed aggregazione. Il mio coinvolgimento nel campo avvenne grazie proprio ad AriSLA e ai suoi bandi di ricerca che mi permisero di ottenere i primi fondi per studiare la malattia e la TDP-43 (prima un pilot grant nel 2010 e poi un full grant nel 2017 ancora in corso). Grazie al finanziamento di AriSLA, al mio “know-how”, alle mie pubblicazioni e soprattutto al mio crescente interesse sulla SLA, ho potuto poi ottenere altri sostegni e candidarmi ad altri bandi.

Dopo la laurea in Scienze Biologiche nel 1995 iniziai un PhD all’Università di Oxford, con un grande uomo e scienziato di nome Chris Dobson, sempre pronto a pensare ai suoi collaboratori prima che a se stesso, con cui sono rimasto in contatto fino al decesso avvenuto lo scorso settembre. Le motivazioni e stimoli indotti da quell’ambiente durante e dopo il PhD e la messa a punto di alcune pubblicazioni sul folding proteico e sulle malattie neurodegenerative, che a suo tempo ebbero un discreto successo, mi permisero sia di continuare il lavoro di ricerca con passione.

Ho sempre creduto che gli avanzamenti importanti nella ricerca non sono mai solo il frutto dell”intuizione di pochi, ma nascono dal lavoro di tutti. Mi spiego meglio: se una persona o un’azienda trovano un farmaco per una malattia, è perché qualcun altro ha identificato un target molecolare su cui agire, e quest’ultimo è stato a sua volta identificato da un’interazione molecolare precedentemente identificata, e così via. Il lavoro di tutti noi crea quella base da cui si sviluppa la conoscenza della comunità su cui si costruiscono gli avanzamenti più importanti.

Per questo, io personalmente, mi lascio motivare dai piccoli conseguimenti ed avanzamenti di conoscenza che posso offrire nel mio laboratorio, perché anche questi danno il loro piccolo contributo. Ho incontrato negli anni alcuni malati di SLA. E di loro mi ha colpito la giovane età, rispetto alle altre malattie neurodegenerative, e la progressiva degenerazione che avviene in piena coscienza. 

Coltivo diverse passioni, quella per la storia dell’arte, colleziono minerali e sono tifoso di una squadra di pallavolo femminile della mia città. Anche l’impegno religioso occupa parte del mio tempo. Quest’ultimo è forse quello che più incide e che mi fa avvicinare maggiormente all’aspetto più umano della malattia. Il mio sogno nel cassetto? Contribuire in maniera significativa all’ottenimento di un farmaco contro una malattia neurodegenerativa, senza necessariamente esserne considerato lo scopritore o l’autore principale. (data pubblicazione 11/5/2020)

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