Sofia Francia

Partner del progetto DDR&ALS. Ricercatrice presso l’Istituto di Genetica Molecolare Luigi Luca Cavalli Sforza – CNR di Pavia.

Sono nata a Cantù (Como), ho 44 anni e due figli di 13 e 10 anni. Diventare ricercatrice è stato il mio sogno nel cassetto sin dall’ultimo anno del liceo e ho incontrato le persone giuste per realizzarlo.

Studio la SLA perché ho sempre avuto un forte interesse per il funzionamento del sistema nervoso. Inoltre, venendo dal mondo della ricerca sul cancro in cui molto è stato fatto, ho voluto dedicare alcune delle competenze sviluppate per investigare le cause di una malattia come la SLA, per cui non esiste ancora una cura efficace. La gravità di questa malattia credo che aggiunga urgenza assoluta all’identificazione di terapie che possano migliorare la qualità della vita di questi pazienti.

Il mio percorso di studi e la mia attività di ricerca sono stati caratterizzati da una forte interazione con diversi gruppi di ricerca di eccellenza internazionali nell’ambito della risposta cellulare al danno al DNA correlati da brevi esperienze all’estero, in particolare in Spagna e nella Repubblica Ceca. Molti ricercatori e ricercatrici incontrati nel mio percorso hanno rappresentato dei modelli di riferimento per la mia crescita personale e professionale. Tra tutte mi ha arricchito la collaborazione con il dottor Fabrizio d’Adda di Fagagna, con cui ho collaboro da anni e da cui ho appreso un metodo di indagine scientifica basato su visioni innovative ma anche determinazione, perseveranza e rettitudine.

Nel mio lavoro mi motiva vedere che la tematica che studio è rilevante per moltissime patologie e può essere un nodo chiave alla base di diversi approcci terapeutici. Inoltre, mi appassiona essere testimone del fatto che spesso la natura ci sorprende con meccanismi molecolari sofisticati ed affascinanti.

Ho incontrato in diverse occasioni persone con SLA, sia conoscenti che durante i congressi promossi da AriSLA. Mi ha colpito come la mente di queste persone resti funzionale e vigile anche quando il movimento è molto compromesso.

Credo che questo periodo di pandemia abbia ulteriormente fatto emergere l’importanza di investire nella ricerca e nell’avanzamento tecnologico in campo biomedico.

Avrei voluto che gli istituti di ricerca dell’amministrazione pubblica, come quelli del CNR, fossero stati più coinvolti nella gestione dell’emergenza sanitaria, sia per l’esecuzione dei tamponi molecolari diagnostici che nella generazione di vaccini.

Per quanto riguarda il Grant vinto con AriSLA, sono convinta che possa rappresentare un’ulteriore opportunità per l’identificazione di trattamenti che ritardino la progressione della malattia. Inoltre, grazie al finanziamento di AriSLA abbiamo potuto partecipare ad una cordata di finanziamento della Regione Lombardia insieme all’Ospedale neurologico Besta e alla Biotech Avantea.

Tra le mie passioni, quando posso, c’è quella di passeggiare in montagna e in campagna con amici e la mia famiglia. Spesso camminare mi aiuta a riflettere sulle domande che la ricerca mi pone e su come sviluppare nuove collaborazioni scientifiche. Amo viaggiare e spero si possa riprendere a viaggiare spesso.

Qual è il mio sogno nel cassetto? Crescere professionalmente e contribuire con la mia ricerca a migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti sia da malattie neurodegenerative che oncologici. (data pubblicazione 26/5/2021)

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