Camilla Bernardini

Coordinatrice del progetto PotentiALS. Ricercatrice presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.

Sono nata a Roma, ho 50 anni, sono sposata e ho tre figli di 21, 18 e 13 anni.  Studiando la SLA e la sua storia fin dalla sua scoperta mi ha molto colpito la figura di Jean-Martin Charcot, il medico francese che per primo la descrisse nel 1869, e tengo sempre a mente la sua frase:

‘‘Let us keep looking in spite of everything. Let us keep searching. It is indeed the best method of finding, and perhaps thanks to our efforts, the verdict we will give such a patient tomorrow will not be the same we must give this patient today” (Continuiamo a cercare nonostante tutto. Continuiamo a cercare. È davvero il metodo migliore per trovare, e forse grazie ai nostri sforzi, il verdetto che daremo domani a un paziente non sarà lo stesso che dobbiamo dare oggi a questo paziente). Questo penso che rappresenti bene il modello a cui faccio riferimento e che segna il mio percorso.

Durante il difficile momento segnato dalla diffusione del Covid-19, ho cercato di continuare a svolgere il mio lavoro, anche attraverso la didattica online che per quanto riguarda i miei argomenti di studio. Ho analizzato i dati e le informazioni nell’ambito di una visione che tenesse conto delle complesse dinamiche molecolari ecologiche e delle spinte evolutive che hanno portato a questa pandemia. Ho avuto tempo e modo di leggere molti articoli scientifici riguardo alla diffusione epidemica dei virus e ho potuto constatare come la comunità scientifica fosse già attivata da tempo e come, anche nel momento dell’emergenza, sia stata comunque in grado di fornire importanti dati in tempo reale. Penso che questa esperienza cambierà la nostra prospettiva e spero che ci aiuterà a trovare una direzione in cui il nostro progresso e il nostro sviluppo possa integrarsi armonicamente con le complesse dinamiche che collegano tutti gli esseri viventi. Credo che l’unico aspetto positivo di questa situazione sia rappresentato dal tempo che ci è stato regalato e che spetta a noi decidere come utilizzarlo. Personalmente cerco di approfittare di questo tempo che scorre più lento per approfondire alcuni aspetti delle tematiche che affronterò durante lo svolgimento del mio progetto.

Ho scelto la facoltà di biologia perché mi affascinano i meccanismi che regolano la vita e sono diventata ricercatrice perché c’è sempre qualcosa oltre da comprendere, non c’è mai fine solo l’inizio di qualcosa che ancora bisogna imparare.

Fortunatamente ho avuto un percorso di studi abbastanza eterogeneo, dopo la laurea sono stata negli Stati Uniti presso il dipartimento di Biologia evoluzionistica della Yale University, ho svolto poi il dottorato in Italia sempre sulla stessa tematica, nel tempo sono approdata a temi biomedici senza però dimenticare la mia formazione. All’inizio di questo mio nuovo percorso, più di 15 anni fa ho cominciato ad interessarmi di SLA. Questa malattia misteriosa ha da subito occupato gran parte dei miei pensieri e del mio tempo, i meccanismi coinvolti sono molteplici e sono implicati in funzioni di base estremamente eterogenee.

Ho iniziato a studiare la SLA per cercare di capire ma più approfondivo le mie conoscenze più il quadro sembrava complicarsi ed infittirsi; nel tempo sono giunta quindi ad occuparmi di DNA e RNA non codificanti che, nell’ambito della biologia molecolare, rappresentano un settore abbastanza recente che potrebbe fornirci informazioni sul funzionamento di geni chiave di questa malattia nell’ambito di uno schema regolativo ancora poco esplorato. Quello che ai tempi dei miei studi veniva definito come DNA spazzatura si è rivelato essere fondamentale per il corretto funzionamento della cellula ed oggi possiamo analizzare gli eventi della regolazione cellulare tenendo conto di queste nuove informazioni.

Ho incontrato persone affette da questa malattia durante i convegni di AriSLA, il contatto con questa realtà al di fuori del mio mondo mi ha molto colpita e ancora di più mi ha fatto rendere conto di quanto sia importante continuare comunque a cercare senza mai fermarsi.

Il mio sogno o meglio quello per cui lavoro è di apportare una parte di conoscenza che si possa connettere alle tante parti generate dagli tutti gli scienziati che nel tempo si sono occupati di SLA così, grazie allo sforzo di tutti ed alla connessione tra noi, penso che arriveremo presto a comprendere le cause che scatenano questa terribile malattia per poterla contrastare in maniera efficace.

Grazie al finanziamento di AriSLA avrò la possibilità di testare sperimentalmente la mia ipotesi e se darà buoni risultati potrò chiedere un nuovo finanziamento per proseguire sulla mia linea di ricerca.

Durante il mio tempo libero amo stare in luoghi isolati a contatto con la natura, pratico lo yoga e amo la lettura sia di romanzi che di testi scientifici. Questo mi aiuta molto a mantenere la concentrazione, ad ampliare la quantità di informazioni riguardanti un dato argomento, a metterle in ordine e a dargli il giusto peso. (data pubblicazione 10/7/2020)

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